domenica 29 luglio 2012

Spanglish vs. Italiese

(1 Aprile 2012)

Gli spagnoli e gli italiani affrontano il dilagare della lingua e della cultura anglosassone in modo diverso. Spesso noi facciamo battute riguardo alla pronuncia spagnolizzata di molte parole del vocabolario inglese, o al fatto che gli spagnoli traducono molte espressioni anglosassoni nella loro lingua, il che ce le fa sembrare strane.
E così, da un lato, Spiderman viene pronunciato espíderman, il ketchup ketchúp e MacGyver diventa Macguíver; dall’altro lato, il mouse qui è un ratón, il computer ordenador e Gray’s Anatomy si trasforma in Anatomía de Gray, mentre Desperate Housewives è un semplice Mujeres Desesperadas.
I due popoli latini condividono, tra le altre cose, il fatto di chiamare la band irlandese U2 in lingua propria, e cioè U Dos a sud del Pireneo e U Due in Italia.
Ma siamo sicuri di poterli criticare, dal basso della nostra inglesizzazione dominante, che ci porta a usare l’inglese anche quando è totalmente inutile?
In particolare, l’esperienza mi sta mostrando che l’approccio italiano e quello spagnolo hanno una differenza fondamentale: noi assorbiamo le parole inglesi e gradualmente cancelliamo dal parlato termini del tutto equivalenti nella nostra lingua, mentre nel caso del castigliano, anche se è molto meno frequente, le parole vengono assorbite modificandone la pronuncia e/o la scrittura così come sarebbero se l’origine della parola fosse proprio spagnola.

Ed ecco un campionario di parole che farebbero rivoltare nelle rispettive tombe Shakespeare, Cervantes e Dante Alighieri:
Spagnolo: football si dice e scrive fútbol, junkie è yonqui, leader diventa líder, cocktail coctél e chi più ne ha più ne metta. Ho anche letto sulla vetrina di un fotografo che lì si potevano far aggiustare le foto con Fotochop.
Italiano: non si va a passeggiare, si fa walking; le presentazioni in aula sono fatte con le slide, non si beve una vodka con succo d’arancia o di limone ma rispettivamente un vodka orange o vodka lemon, in palestra si va a fare fitness, io sto scrivendo questo post sul mio laptop, talvolta ci si saluta scrivendosi kiss, la gente cool va ai party e Dario Di Vico in un articolo sul Corriere della Sera di pochi giorni fa ha evidenziato come IKEA abbia successo “(…) anche nel food”, come se poi ciò che si mangia nei centri IKEA non possa essere definito “cibo” o l’attività di riferimento “ristorazione”. In aeroporto bisogna fare check-in. E su internet c’è chi si avventura a commentare con sonori LOL, ROTFL, IMHO eccetera. (Volevo evitare di scriverlo, ma c’è anche chi dice che le cose divertenti siano lollose. Lollose. Voglio Morire.) Senza dimenticare che il prodotto Carefree anche nella pubblicità, in Italia, viene chiamato C-a-r-e-f-r-e-e, così, come lo pronunceremmo se fosse nella nostra lingua.

Il problema è che noi ci siamo così abituati a sentire l’inglese usato in maniera impropria, molto spesso da persone che magari nemmeno lo masticano, e inserito come il prezzemolo in conversazioni banali, che nemmeno ce ne accorgiamo più.

E così ridiamo dei telefilm Perdidos ed El Mentalista senza ricordare che, ad esempio, un tempo si andava in ospedale a fare degli esami, non il check-up, e che, se è vero che gli spagnoli amano volare con una compagnia che chiamano Rianér (pronunciata così anche dagli altoparlanti degli aeroporti) perché è economica e usano sempre di più degli aggeggi detti Esmartfon, noi siamo pur sempre quelli che, invece di andare a correre, fanno jogging o footing , che hanno chiamato un Ministero, cazzo, un Ministero, “Ministero del Welfare” e che se volessi potrei continuare con questa lista all’infinito.
Peggio noi.

Nessun commento:

Posta un commento