« Essere sotto il culo della rana infondo a una miniera di
carbone è una espressione ungherese che descrive una situazione di sfiga
assoluta, estrema » .
E’ così che inizia il libro - o meglio, il retro di
copertina del libro - che stavo leggendo stamattina in aereo, sul volo Ryanair
che mi riportava a Valencia, intitolato «Sotto il culo della rana».
Come in tutti i voli Ryanair era un mercato: le hostess e
gli steward, nell’ordine, hanno portato: le riviste, il quotidiano, il cibo, le
sigarette Smokeless, la roba del duty free, i biglietti gratta e vinci, il cibo
un’altra volta.
Ogni tanto io ci casco, e compro i gratta e vinci Ryanair.
Mai che avessi vinto qualcosa poi: nel migliore dei casi mi è comparso il
simbolino che ti permette di avere un altro biglietto, il quale puntualmente
non mi faceva vincere nulla. Eppure stavolta era particolare. Lo steward, che
credo fosse italiano, nell’annunciare che i suoi colleghi Glenn e Veruska
sarebbero passati a breve, ha speso parole importanti per convincere i
passeggeri: con 6 biglietti pagate solo 10 invece di 12 euro, fate una buona
azione perché parte del ricavato va ai bambini in difficoltà, sempre più gente
vince splendidi regali e soprattutto «immaginate come sarebbe bello festeggiare
insieme a noi tutti su questo volo la vostra vincita».
Ma stavolta ho detto: NO. Ho speso fin troppo durante le
vacanze, da oggi inizia l’austerity.
Quando è passato Glenn non ho preso nulla, mentre il ragazzo
e la ragazza dietro di me hanno addirittura preso il blocco da 6. Dopo poco, li
ho sentiti esclamare che potevano avere un biglietto extra, e ho pensato ’
poverini, le loro illusioni continuano ‘.
Glenn gli ha portato un altro biglietto, e nel giro di un
minuto sento la ragazza esclamare: «oddio! oddio che bello! bravo amore!» e giù
schiocchi di bacio e risolini.
Quel blocco da 6, e quel biglietto, potevano essere miei.
Il ragazzo ha chiamato Veruska, ma mentre lei si avvicinava
impetuosa io ho deciso che non sono così autolesionista da voler sapere cosa
hanno vinto. E così, mi è bastato vedere Veruska sgranare gli occhi e sorridere
a un metro da me, mentre mi infilavo gli auricolari dell’iPod per coprire
qualsiasi parola che svelasse il mistero.
All’arrivo, però, ero troppo curioso, almeno di vedere chi
fossero i due che mi avevano appena rubato la vincita della mia vita.
Alle mie spalle avevo forse la coppia più sexy del mondo,
sorridente e allegra, lui e lei belli e vestiti di tutto punto, segno che come
al solito piove sul bagnato, e che la fortuna, come l’amore e tutte le cose
migliori, è tutt’altro che cieca.
E così me ne sono andato, brutto, povero e con la
consapevolezza che avevo lasciato le chiavi di casa nel bagaglio imbarcato, per
cui, se lo avessero perso…. beh, cazzi miei.
PS: se, dal titolo, credete che io abbia già imparato anche
il Valenciano, beh, la risposta è NO.
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