martedì 22 aprile 2014

Itañol



Quando sono venuto a vivere in Spagna non sapevo un'acca di spagnolo a parte "buenos días", "buenas noches", "Zapatero" e "macarena". Di conseguenza, quando mi azzardavo a parlare agli autoctoni nella loro lingua, cosa che era quasi sempre inevitabile, finivo per parlare un miscuglio di italiano e spagnolo meglio noto come itañol, la lingua degli italiani trapiantati in Spagna, o degli spagnoli trapiantati in Italia.

L'itañol (altrimenti detto espaliano) è ben diverso dalla caricatura dello spagnolo perpetrata da certi italiani, che, una volta arrivati in Spagna, pensano che basti aggiungere qualche u e qualche s alle parole italiane per trasformarsi magicamente in castigliani: "Duoves possiamos mangiares tortillas?"(*), tanto per farci un'idea. L'itañol è uno spagnolo parlato con un accento marcatamente italiano e con una grammatica per lo più corretta, ma un vocabolario nel quale, di tanto in tanto, si infilano italianismi azzardati.

Col passare del tempo, via via che il mio spagnolo migliorava, il mio itañol si è affievolito, nonostante, in alcuni momenti di stanchezza o relax eccessivo, tuttora mi escano fuori parole italiane spagnolizzate.

Mai avrei pensato, però, tre anni fa, che l'itañol funzionasse anche al contrario, e cioè che lo spagnolo penetrasse nella mia conoscenza della lingua italiana, iniziando ad annacquarla e riempirla di parole ed espressioni non sue. Difatti l'idea per questo post mi è venuta da un commento di qualche giorno fa di un'amica, anch'ella espatriata e che quindi mi può capire.

Per dirla in altre parole: il livello del mio italiano è peggiorato, no, anzi, è sprofondato da tre anni a questa parte. Sarà che mi capita di parlarlo poco (scrivere non è lo stesso: a voce lo parlo solo quando sento i miei genitori, o con F. che qui è il mio unico amico italiano), ma certe volte mi fermo a pensare a quello che dico e mi sento in imbarazzo. La cosa peggiore è che io ho sempre riso della gente che faceva così, o di quelli che si trasferivano dalle mie parti al nord in Italia e improvvisamente iniziavano a usare parole come "sportina", "dare il tiro" e chi più ne ha più ne metta. Ora chiedo venia e torno indietro con la coda tra le gambe.

Ed ecco a voi una serie di strafalcioni che commetto più spesso di quanto pensi quando parlo in italiano, che altro non sono se non una traduzione letterale di espressioni in spagnolo:

1. "Ieri sera ho cenato carciofi"
In spagnolo direi "Anoche cené alcachofas" ma in italiano no.

2. "Sono uscito a correre"
Dallo spagnolo "he salido a correr", di cui è la traduzione letterale; meno male che non dico "sono salito a correre" ("e dove? in terrazzo?" mi potrebbero chiedere).

3. "Che sì! che no!"
In spagnolo si dice "que sí" / "que no" per enfatizzare una risposta affermativa o negativa. Per esempio:
"Seguro que has tendido la ropa?" "que sí!" ("Sicuro che hai steso i panni?"). Ecco, io ci metto un "che" di troppo in italiano.

4. Usare parole italiane desuete o poco comuni perché sono uguali al corrispettivo spagnolo
Ad esempio: non uso quasi più la parola "veloce", bensì solo "rapido/a". E poi, chi usa più il verbo "solere" in italiano? ("Quel ristorante suole essere economico") Risposta: io.

5. "Tengo un poco di freddo"
Due cagate in una: usare il verbo tenere invece di avere o sentire, solo perché "Tengo un poco de frío" è ciò che direi in spagnolo: peccato che sembri dialetto abruzzese italianizzato, e poi usare "un poco" invece di "un po' ", che fa suonare vecchio.

6. Fare confusione con gli ausiliari. Per la precisione, tendere a usare sempre il verbo avere.
...E questo perché in spagnolo l'ausiliare è il verbo haber, avere.

7. "Preferiro andare lì"
Per fortuna mi è capitato solo una volta. Ma, abituato a dire "prefiero", quando sto per dire "preferisco" sempre, e sottolineo sempre, mi sorge il dubbio che in italiano non sia corretto e non sia in realtà una forma dialettale.

8. "Sono andato a fare la compra"
La spesa, si dice la spesa Gaetano, cazzo, la spesa.

Questa è una richiesta d'aiuto. Aiutatemi a non finire per parlare con un vocabolario di 100 parole.


*Non avete idea di quanto sia comune sentire frasi del genere per strada in Spagna, per lo meno a Valencia. No, no, è molto più comune di quanto pensiate. Più di sentire un raffazzonato "voulez-vous coucher avec moi ce soir" in Francia.


1 commento:

  1. Ahahah! Mi trovo esattamente nella tua stessa situazione!
    Beh, consolati perché, non so che lavoro faccia tu, ma io sono speaker/doppiatore pubblicitario! :-D

    Gianluca

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