giovedì 11 aprile 2013

Chúpate la mandarina, Manola

Da quando vivo nel nuovo appartamento di Calle Peris Mencheta mi sono deciso a fare più vida de barrio, anche se il barrio, il quartiere, non si è ancora accorto della mia esistenza.
Come se non bastasse, pur non essendo un no global di quelli che non si perdono un G8, ho iniziato a preferire fare la spesa nella piccola piuttosto che nella grande distribuzione, un po' per non dare i soldi a Mercadona e al suo super boss Juan Roig, un po' perché la qualità è decisamente migliore, e infine perché mi sono accorto che finisco addirittura per risparmiare.

E così, per esempio, compro le arance da una coppia di anziani che vendono quelle della loro terra quasi sotto casa mia, e compro la verdura e i salumi in un piccolo negozio tenuto da una coppia di mezza età in Calle Utiel.

Nel negozio, per quanto piccolo, ci sono tre sedie al centro: una per l'anziano padre della proprietaria (che credo si chiami Carmen), il quale controlla i passanti sempre con uno stuzzicadente in bocca, e due per clienti chiacchieroni che decidono di fare una sosta nel legozio. In pratica il negozio è così:

Il giorno del sabato santo sono andato a fare la spesa e il negozio era affollato in modo inusuale. Entrambe le sedie erano occupate da delle anziane, che si intrattenevano in conversazioni (a tratti in valenciano, a tratti in spagnolo) e pettegolezzi con altre tre signore che erano lì in piedi.
Già ero in attesa da una decina di minuti quando iniziai ad ascoltare quello che dicevano i presenti:

Signora n.1: "Insomma non ci vado molto d'accordo"
Signora n.2: "Nemmeno io eh, e durante le feste è peggio"
Signora n.1: "Ma sai cosa mi ha detto mia suocera una volta? Io le stavo dicendo che avevo preparato un piatto proprio come piace a suo marito e lei ha risposto: "Tu non conosci tuo suocero". Chúpate la mandarina, Manola.*"
Signora n.2: "Madre mia..."

Mentre io facevo il vago perché mi veniva da ridere, le signore si sono accorte di me e gli ho fatto pena:

"Povero ragazzo, noi qui a parlare e lui si deve sorbire i nostri discorsi"
"Non fa nulla, non preoccupatevi", ho risposto.
"Di dove sei? Non sei di qui.", mi ha apostrofato la Signora n.1. "Lasciami indovinare, sei inglese!" è intervenuta Carmen (?).
E così io ho spiegato che sono italiano, "aaaah" hanno sottolineato le altre clienti, mentre Carmen (?) ha detto che era sorpresa, dato il mio accento.
Finito questo siparietto, la Signora n.3 aveva finito di farsi servire e stava per appropinquarsi all'uscita, quando è stata fermata dalla Signora n.2:
"Concha! Aspetta, devo ridarti i soldi della lotteria". Hanno fatto i conti, e poi Concha se n'è andata.
Dopo un'altra decina di minuti finalmente fu il mio turno, e il marito di Carmen (?) si è rivolto a me:

"Allora: è più buono qui o in Italia il prosciutto?"


*Traduzione letterale: "Succhiati il mandarino, Emanuela". Traduzione libera: "Beccati questa".