Esistono due tipi di perone al mondo: quelle con personalità e quelle senza personalità. Pepa appartiene senza dubbio al primo gruppo. Ma Pepa chi?
Andiamo con ordine.
Lo scorso fine settimana ero in giro per Ruzafa con alcuni amici, e dopo un breve concerto pre-cena, una birra e l'immancabile cena a La Tasca de Ruzafa, un bar di tapas a conduzione familiare, dove ho sempre mangiato benissimo e mai ho speso più di 10 euro per una cena, eravamo in giro discutendo sul da farsi.
In realtà non c'è stata una vera discussione: da amanti del trash - con moderazione, molta - abbiamo deciso allegramente di fare tappa breve in uno dei bar più non-mi-viene-l'aggettivo-appropriato di Ruzafa. A partire dal nome: ¡ Viva la Pepa !. Toma ya.
"¡ Viva la Pepa ! " si trova in Calle del Cura Femenía ed è un bar piuttosto riciclato, raffazzonato. No, brutto. Tutto è fuori luogo in quel bar, a partire dall'odore di stantío che si sente quando si entra.
La star del locale è, appunto, Pepa. Pepa è una ragazza (già un po' cresciuta, eh) che si è resa famosa per circa 15 minuti in Spagna un paio di anni fa partecipando a "Tú sí que vales", un talent show di merda di Telecinco. Pepa si classificò seconda e, se anche a una persona che entra nel suo bar non gliene può fottere di meno, è impossibile trascurare il fatto, dato che sul muro alla destra è appeso l'attestato di partecipazione con tanto di mega-assegno dei 1000 euro vinti.
Il problema principale del locale è il suo aspetto, da bar sopravvissuto male alla crisi economica e al fatto che posti di quel tipo hanno cessato di esistere nel mondo reale a metà degli anni '90. Ci sono due piccole sale; in una c'è il bar, l'altra è la pista da ballo, piuttosto piccola. Nella pista da ballo mi sono solo affacciato, non sono entrato, perché era vuota quando eravamo lì, nonché mezza buia. Ma soprattutto è inquietante: le pareti sono costellate di disegni e colori con uno stile che è una via di mezzo tra la street art e un videogioco SEGA, e passando sotto l'arco attraverso il quale si accede io avrei la certezza assoluta che lì dietro c'è un serial killer pronto ad uccidermi.
Ma il punto di forza è il bar. E non è un bar qualsiasi: Pepa, al bancone, indossa un microfono del tipo di quelli di Ambra a Non è la Rai e, mentre serve i clienti, canta.
Ora, immaginate una con l'aspetto non troppo diverso da quello di Adele ed una voce oggettivamente potente in un posto grande 3 metri quadrati e, mentre voi cercate di ordinare una birra, lei sta intonando Rescue Me o qualcosa del genere: concorderete che uno un po' timido ci rimane secco.
Insomma, è una specie di Coyote Ugly senza balletti sexy finto-lesbo sul bancone o cravatte tagliate agli uomini d'affari di passaggio.
E quindi perché andare da Viva la Pepa? Perché se si ama il trash, stare lì è divertente, e lei, tutta sorridente, al tuo ingresso, con solo 3 clienti nel locale ti invita a bere un cicchetto offerto dalla casa (la vera ragione per cui eravamo andati lì): un miscuglio color rosso e sapore di colluttorio (dunque Iodosan, più che Listerine) da mandare giù senza pensarci e come se non ci fosse un domani.
Venerdì sera da Viva la Pepa ci siamo fermati non più di 15 minuti. Dietro di me avevo una 50enne che aveva il viso così rifatto che quasi sembrava Nicole Kidman, però questa Nicole Kidman
che si faceva foto con pose presuntamente sexy e questo, vi assicuro, era decisamente troppo.
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