lunedì 30 luglio 2012

La Comunidad de Cuenca Tramoyeres

(10 Luglio 2012)


Il palazzo in cui vivo è molto strano. Innanzitutto è enorme: ha dieci piani e ci sono 12 appartamenti in ogni piano, per cui ci sono 120 abitazioni. Inoltre, ha un gigantesco cortile interno attorno al quale passa il corridoio di ogni piano, il che mi ha fatto sempre vedere questo edificio come una via di mezzo tra un alveare tipico delle zone di mare e il set di un film di David Lynch. Ci vive gente di ogni tipo ed estrazione sociale: studenti, anziani pensionati, famigliole della classe media, immigrati latino-americani, io.
In un edificio così grande è ovvio che ogni tanto succedano cose strane.
Ieri sera stavo cenando con i miei genitori e le mie sorelle, che sono venuti a trovarmi per qualche giorno. Anzi, avevamo appena finito di cenare, ed io ero uscito sul balcone a fumare una sigaretta, quando ho sentito suonare il campanello: era la Signora Guapo.
La Signora Guapo è una vecchietta di almeno 80 anni alta un metro e una mano che, le rare volte che l’ho incontrata, mi ha sempre chiamato “Guapo”. Di solito passeggia nel corridoio comune del piano; vive a due appartamenti di distanza dal mio (dopo gli Studenti Baschi e la Ragazza Madre) e ieri sera era agitata:
“Cariño, per caso avete preso voi un asciugamano bianco che avevo steso qui all’esterno?” mi ha chiesto, allarmata.
“No signora, mi spiace, io non uso lo stendino comune qui all’esterno”.
“È che oggi sono dovuta andare dallo specialista perché ho problemi ai reni, uyuyuy come mi fanno male, e al mio ritorno non c’era più. Sicuro che non siete stati voi?”, insisteva.
“No mi spiace. Ha chiesto ai vicini?” ho risposto, indicando la porta degli studenti Baschi.
“No, mi accompagni a chiedere?”
“…”
“…”
E così abbiamo suonato agli studenti, che non c’erano, e la signora Guapo mi ha spiegato che spesso stendono i panni e li lasciano anche tre giorni.
“Proviamo a chiedere a Rita?” (la ragazza madre), mi ha detto. Ho suonato al campanello, Rita ha aperto la porta e in un nanosecondo è uscito il suo bambino di tre anni, correndo verso la fine del corridoio.
“Alvaroooo!!!! Vuelve aquí!”, ha gridato Rita. “Salve, che succede?” ci ha detto, mentre una sua amica poco più che ventenne si appoggiava sull’uscio della porta fumando la sua sigaretta.
“La signora non trova un asciugamano bianco che aveva steso qui, lo avete preso voi per sbaglio per caso?”
“No…”
E così ho riaccompagnato la signora Guapo verso la sua porta di casa, che era aperta, e dalla quale si iniziava ad affacciare un signore anziano che credevo fosse suo marito
“La accompagno alla porta”, le ho detto, mentre la sorreggevo, “vive qui vero?”
“Sì sì grazie, è che non mi reggo in piedi”.
“Cosa vuole?” è intervenuto il vecchio in canotta dall’ingresso, rivolto alla Signora Guapo. “Lei non vive qui”
“Heheheh!” ho detto io, con un filo di imbarazzo, pensando che fosse un simpatico zuzzurellone, mentre la Signora Guapo si innervosiva. “Ma per favore, lasciami passare!”, ha detto lei, spazientita.
“Signora, se vuole entrare un momento va bene, ma lei non vive qui!” insisteva il vecchio. “Cállate, coño!” (trad: “Stai zitto, cazzo!”) ha risposto lei, alzando la voce.
“Ehi, questa mi è entrata in casa!” gridava sempre più nervoso l’anziano. A quel punto ho cominciato a pensare che potesse avere dei problemi di Alzheimer, e lentamente mi sono riavvicinato alla porta di casa, finché non ho sentito il bastone della signora Guapo fare uno strano rumore.
“Oddio, non è che la sta picchhiando?” è intervenuta mia sorella, che fino ad allora aveva lasciato me in prima fila.
“Lasciami sedere che mi fanno male i reni!” urlava, nel frattempo, la signora Guapo da casa sua.
“Me cago en Dios!” ha risposto l’anziano con tutta la sua forza.
Tutto normale, insomma, e così siamo rientrati in casa. E ora che ho ufficialmente iniziato la ricerca del nuovo appartamento penso che, infondo, la Comunidad di Cuenca Tramoyeres 2 mi mancherà.

Nessun commento:

Posta un commento