Ieri sono uscito dal lavoro in anticipo perché avevo fissato
un appuntamento dal dermatologo. L’appuntamento era alle 6.30, ma, visto che
dovevo arrivare fino alla zona dei Pijos, poco prima delle sei ero già sulla
mia bici.
Arrivato nello studio, mi sono avvicinato alla signora della
reception:
“Salve, io ho un appuntamento alle 18.30”
“Ah sì, Gaetano. È la prima volta che vieni?”
“No, ero venuto già a fine gennaio”
“Che strano, io non ti trovo nel sistema”
“C’è l’apostrofo nel cognome”
“Ah eccoti! Però qui ti chiami Pedro”
” … “
” … “
“Ehm no, non mi chiamo Pedro, mi chiamo Gaetano.”
Dopo la visita, durata 6 minuti e costata 60 euro (un ritmo
da 10 euro al minuto, niente male il Dott.), sono passato in farmacia a
prendere la pomata che mi era stata prescritta. “Mi spiace ma non ce l’abbiamo
disponibile, se vuole posso ordinarla e domattina ce l’avremo già”, mi ha
detto, affranta, la farmacista. Io ho acconsentito, e lei mi ha chiesto il nome
per inserirlo nel sistema.
“Gaetano. G-a-e-t-a-n-o. E il cognome è…”
“Oh facilissimo, già fatto.”
A quel punto ho visto sul suo schermo che aveva scritto “Gate”
e stava per premere invio:
“Ma veram… Ehm…”
“E’ sufficiente il nome, non si preoccupi”
” … “
Non sapevo se essere affranto o offeso, ma a quel punto mi
sono diretto al Mercadona, il supermercato che ho giusto di fronte casa, per
fare la spesa. Avere un Mercadona di fronte a casa non è una mia prerogativa:
Mercadona è come un virus diffusissimo in Spagna e soprattutto a Valencia, e
ogni valenciano ne ha uno nel raggio di 50 metri da casa:
Quando ero alla cassa, con i miei auricolari e la musica
nelle orecchie, ho visto che il ragazzo che era davanti a me mi stava dicendo
qualcosa
” …azione!”
“Ehm, scusa? Non sentivo”
“Sei venuto a fare la spesa per la colazione!”
“Eh già”, ho risposto io, con un filo di vergogna, guardando
la poca roba che avevo appena poggiato sulla cassa: la scatola da 6 litri di
latte, le magdalenas integrali e il barattolo di Nesquik. (C’era anche un
deodorante, ma quello chiaramente non è per la colazione)
“Io ho dimenticato di comprare il latte, ma non ho voglia di
tornare indietro”
“ … “
Mentre pagavo, lui si era fermato ad aspettarmi, e così,
uscendo, abbiamo continuato a parlare:
“Io sono Gaetano”, gli ho detto, dandogli la mano.
“Io Pedro, mucho gusto “
“Quello del dermatologo…”
“Come hai detto scusa?”
“Niente, lascia perdere!” ho risposto, con un po’ di
imbarazzo.
“Di dove sei? Hai uno strano accento”, mi ha chiesto, e così
gli ho spiegato che sono italiano, che no, non sono uno studente Erasmus ma
grazie per aver creduto che io sia ancora uno studente, e sì, a Valencia si
vive bene. Tutto questo in circa 30 metri.
Mi sono fermato al semaforo per attraversare e ho fatto per
salutarlo: “Io attraverso qui, vivo in questo palazzo”.
“Il numero 2!” mi ha risposto, sorpreso.
“Ehm sì”
“Anch’io sono lì. Ottavo piano. Ma non vivo qui, sono in
vacanza. Sono ospite da amici. Conosci Claudia y el Negro ?”
“No… in realtà non conosco nessuno del palazzo, salvo Juan
Carlos, il portinaio”
“E come mai?” mi ha detto guardandomi sorpreso, come se io
fossi un triste asociale che non si era ancora integrato nella Comunidad .
“Ehm non lo so. Non ho mai fatto amicizia con i condomini”
“Bene allora domani vieni a fare un aperitivo italiano da
Claudia y el Negro. Anche Claudia è italiana. Sicuro che non la conosci?”
“Grazie, mi farebbe piacere, ma a Claudia e al Negro farà
piacere?”
“Siamo all’ottavo piano”, mi ha risposto, ignorandomi.
“Io al quarto”, ho detto, mentre arrivava l’ascensore.
Dopo esserci scambiati i contatti, ci stavamo salutando e
lui ha rincarato la dose: “Bene a domani allora, così inizi a conoscere un po’
di gente qui a Valencia!”
“Ma veramente io conosco gente, solo che non vive qui in
questo palazzo”
“Fa lo stesso!”
” … “
E così, stasera, Gate farà aperitivo con Pedro, Claudia y el
Negro.
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