martedì 4 settembre 2012
Uno
Il volo che mi portò da Francoforte a Valencia è stato uno dei pochi, nella mia vita, in cui tutto andò liscio: non ero arrivato all'ultimo minuto, non c'erano stati guasti né in volo né al decollo, non mi avevano rubato né avevo perso nulla, e questo già di per sé fu un evento.
Mi sono trasferito a Valencia il 4 settembre di un anno fa, e, dato che sono un fanatico delle ricorrenze, mi fa piacere avere questo blog che, da quasi altrettanto tempo, mi permette di conservare la memoria storica delle stronzate che faccio (voi direte: potresti limitarti a tenere un diario. Io rispondo: no, il diario è anni '90. E poi non soddisferebbe il mio esibizionismo).
Insomma, questo anno a Valencia è stato segnato da molti traguardi.
Appena trasferitomi a Valencia non sapevo una parola di spagnolo, tanto che anche chiedere dove erano i cavatappi al supermercato era un dramma. Poi, però, ho frequentato il corso di spagnolo e il problema è diventato meno serio. Ma se il problema della lingua, in parte, l'ho superato, il mio nome è un'onta che mi porterò sempre. Oramai mi sono abituato a che venga trascritto male, che quando chiamo qualche Servizio clienti devo fare lo spelling ricordando i riferimenti geografici:
La G de Granada
La A de Alicante
La E de Elche
La T de Teruel
La A de Alicante
La N de Navarra
La O de Oporto
e nonostante questo la persona che sta all'altro capo del telefono dirà:
"Muy bien Señor Geàtano" che va pronunciato aspirando la G come se fosse una H.
In quest'anno sono stato accompagnato dal fantasma di Maria José , andalusa trapiantata in Extremadura, attivista politica, conoscente di Ricardo, Bernardo, Viki, Roser, Lisa e Antonio, che aveva il mio numero di telefono prima che mi fosse assegnato e ancora viene cercata disperatamente.
Sono sopravvissuto alle Fallas, anche se mi ci sono voluti 8 giorni a riprendermi dal frastuono, e ad un condominio piuttosto originale tra indipendentisti baschi, anziani scontrosi, signore che alzavano troppo il gomito, omonimi del Re di Spagna, e aperitivi in casa dei condomini. Mi sono chiuso fuori casa e ho accolto viaggianti backpackers. Ho redarguito passanti che perdevano preservativi , tagliato i capelli rischiando la morte e sfanculato agenti immobiliari stronze.
Insomma non mi sono annoiato, e scrivo questo nuovo post un po' divertito, un po' sorpreso da cose che quasi avevo scordato, e un po' malinconico, perché a questa città e alle persone che ho conosciuto qui mi sono affezionato, e il futuro rimane una grande incognita.
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