Dato che vivo a Valencia da più di un anno, la mia strada ha incrociato quella di alcuni personaggi più o meno famosi che sono proprio di Valencia.
Quando mi passò accanto Chimo Bayo, che tra le altre cose compose (?) quel capolavoro di canzone che è Extasi Extano (ma era poi questo il titolo?), uno degli inni dei meravigliosi anni 80, e che sicuramente è stato fonte di ispirazione per Lady Gaga in qualcuno dei suoi travestimenti, quasi non l'ho notato. Fu una mia amica a farmelo notare, sottolineando come incontrare Chimo Bayo per una strada di Ruzafa in un pomeriggio settembrino non preannunci nulla di buono.
Ma il vero contatto con un personaggio famoso l'ho avuto un paio di settimane fa, una domenica che era il Día de la Bicicleta a Valencia. Si percorreva un tracciato di 10 km partendo dal Paseo de Alameda, verso Avenida del Puerto, si sfiorava il porto attraversando il circuito urbano di Formula 1 e poi di ritorno passando accanto alla Città delle Arti e della Scienza. Un percorso non troppo lungo, una domenica ancora estiva - almeno per la temperatura - tutto molto politically correct ma divertente, anche perché c'era gente conciata così:
Il recorrido è finito poco dopo mezzogiorno, troppo presto, per gli orari spagnoli, per andare a casa a pranzare, anzi l'ora perfetta per andare a fare un almuerzo (trad.: la ricreazione, per usare termini da scuola media).
E così, con gli amici ciclisti, abbiamo iniziato la ricerca del posto giusto per almorzare, ricerca non facile visto che almeno la metà dei bar a Valencia sono chiusi di domenica. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, è saltata fuori la proposta: "Andiamo da Manolo El del Bombo!" e tutti hanno reagito positivamente e con entusiasmo.
Io ho abbozzato, senza avere la più pallida idea di chi o che cosa fosse "Manolo El del Bombo", e così ho chiesto lumi.
(Piccola parentesi: "Bombo" in spagnolo, significa "tamburo". Quindi "Manolo El del Bombo" in italiano significa "Manuele Quello Del Tamburo").
A.: "Quello di Manolo El del Bombo è un bar che non puoi non visitare almeno una volta a Valencia."
J.L.: "Bar? È un fottuto museo."
A.: "Ah sì, è tu museo deportivo!" (tutti ridono)
S.: "E poi lui è un personaggio. Ma si è lasciato anche con l'ultima moglie?"
A.: "Sì, pare che la moglie gli abbia detto: 'Manolo scegli, o il tamburo o io!' e lui ovviamente abbia scelto il tamburo".
Io non lo vedevo ancora per nulla chiaro, mentre eravamo sempre più vicini al suo bar, che è proprio accanto al Mestalla, lo stadio di Valencia, Regno del Calcio cittadino. E così mi hanno spiegato.
Manuele Quello Del Tamburo è un signore di mezza età che nella sua vita ha visto tutte le partite della nazionale spagnola, senza perderne (quasi, vedi sotto) nessuna. Ciò che lo contraddistingue è che a tutte le partite va con un tamburo che, tra l'altro, tiene esposto nel suo bar, e vestito in modo abbastanza appariscente.
Manolo è noto in tutta la Spagna per questa sua peculiarità, tanto che il suo bar - pardon, Museo - è tappezzato non solo di simboli calcistici quanto di ritagli di giornale che parlano di lui, foto con personaggi famosi, autografi e chi più ne ha più ne metta. È così noto il suo amore infinito verso la Roja che quando, in vista della finale dei Mondiali del Sudafrica 2010, dovette tornare in Spagna per gravi problemi di salute, perdendosi così la partita che fece la storia per gli amanti spagnoli del calcio, tutto il Paese (?) era in ansia per lui. O almeno così diceva un articolo che ho visto appeso nel suo bar.
Dopo una lunga attesa, Manolo si è avvicinato al nostro tavolo, io stavo iniziando a ordinare "Una tostada con..." e lui mi ha interrotto: "Ah no, non sono venuto a prendere le ordinazioni, ora viene la ragazza. Sono venuto a salutarvi. Poi venite dentro che ci facciamo la foto insieme."
Il primo VIP (?) della storia che ti offre di farsi una foto con lui. Mica cazzi.
Finito l'almuerzo all'esterno, siamo entrati e lui ci ha chiamati a gran voce: "Venite ragazzi, venite! Dietro al bancone per la foto!". Io volevo morire. Il bar era pieno di gente, che guardava una partita a me ignota, e tutti hanno iniziato a guardarci.
E io ho iniziato ad avere il terrore che, andando dietro al bancone, mi facesse qualche domanda di calcio, a me che a malapena so quanti sono i giocatori per squadra in una partita.
Sono entrato io per primo, seguito dai miei amici, Manolo si è messo al centro, poi ha avuto la geniale idea: si è girato e ha preso la Coppa simil-coppa del mondo che aveva alle sue spalle, così che tutti e cinque nella foto la potessimo reggere. Ed avere, con lui, il nostro momento di gloria.
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