In questi tempi di incertezze sul futuro, crisi economica, tagli e tasse in ogni dove, dubbi sul cosa sarà di me nel prossimo anno, l'unica speranza che ho è che i Maya ci abbiano azzeccato. Anzi, è più complicato di così: la mia speranza è che chi ha interpretato la profezia dei Maya abbia fatto bene il suo lavoro, e che i Maya ci abbiano azzeccato. Dunque, il mio è un auspicio al quadrato, non un auspicio qualunque, il che rende le sue probabilità di avverarsi praticamente nulle.
Il fatto che io non abbia più il controllo sulla mia vita è dimostrato dal mio stare con la testa per aria, e, di conseguenza, fare delle figure di merda non da poco, a detrimento della mia dignità. La settimana scorsa è stata, in questo senso, da manuale.
L'ultima settimana di lezione
Siamo ancora a dicembre e io solo desidero che finisca l'anno accademico e i miei studenti mi dimentichino, dopo due numeri da circo.
Mercoledì scorso ho fatto il secondo esame intermedio del corso che ho dato in questo semestre e giovedì ne ho pubblicato i voti. Per informare gli studenti, gli ho, con grande cortesia, inviato un'e-mail tramite la piattaforma didattica:
"I risultati del secondo esame intermedio sono disponibili nell'Aula virtual. Per vedere il compito potete venire durante l'orario di ricevimento. [...]"
L'aula virtual è una piattaforma dell'Università dove si raccolgono tutte le informazioni per ogni corso: contatti degli studenti immatricolati, slide e materiale didattico, eccetera. La comodità, per gli studenti, è avere il materiale a portata di mano e, per i professori, di avere accesso rapido a tutti i loro corsi. Tutti.
E infatti, è bastato cliccare sul corso sbagliato ed ho mandato la mail ad un gruppo che farà con me un esame completamente diverso e, per giunta, il prossimo semestre. Dopo due minuti, ho inviato la mail di rettifica.
Il peggio del peggio? La mail viene inviata anche agli altri professori che tengono un corso equivalente e che, dunque, sono stati testimoni del mio numero.
Non contento, ho bissato il venerdì. Questo semestre avevo otto ore di lezione il venerdì, per quatro gruppi di due ore l'uno, dalle 8,30 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19,30. Dopo il gruppo delle 15,30, sono andato a comprare della cioccolata al bar e sono salito di nuovo all'aula 503 per iniziare la lezione del gruppo delle 17,30.
Sono entrato in aula e c'era un altro professore. L'ho guardato sorpreso, lui mi ha guardato annichilito e io, con fare fiero, ho dichiarato:
"È che dovrei fare lezione alle 17,30"
"Beh, non direi", mi ha risposto lui. Ho lanciato un'occhiata agli studenti ed erano quelli del gruppo a cui avevo appena fatto lezione.
"È nell'aula accanto", mi ha detto uno di loro, ridendo. Sono sprofondato nella mia sciarpa, arrossendo, e sono uscito di lì.
(Continua...)